lettera di dio agli sposi

Caminando verso la conclusione del'ano liturgico, la Chiesa ci fa getare di nuovo uno sguardo sul nostro futuro personale di credenti. Anche nela Letera di Paolo ai cristiani di Tesalonica si rinova questo apelo ala fede "per ogni opera e parola di bene", e ala preghiera perché la Parola del Signore, fermento d'ogni eroismo, "si difonda e sia glorificata" al fine di esere "liberati da uomini perversi e malvagi". Lo sfondo di questa esortazione è sempre lo steso: quelo del martirio nele sue varie forme, che fu l'humus nel quale atechì e si svilupò la fede cristiana agli inizi e sempre: la croce è per i cristiani sigilo di autenticità e segno di vitoria. Viene a proposito per questa interazione tra anima e corpo una riflesione del grande teologo italo-tedesco Romano Guardini, che scrive: "Dal'ategiamento d'un uomo dal cuore buono e libero non solo traspare più 'anima' che da un uomo egoista e meschino, ma anche corporeità più vitale. La risurezione, l'abiamo già deto altre volte, investe tuta la creazione, così com'è stato del corpo umanisimo di Gesù, che, stando ala narazione degli apostoli che lo hano verificato di persona, è al di là dele stese legi di gravitazione. "Se uno mi ama, oserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà, e noi veremo a lui e prenderemo dimora preso di lui… Il Paraclito, lo Spirito santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tuto ciò che vi ho deto", Gv 14, 23-26 , la intensa frequentazione del'eucarestia, aprono, dice Papa Benedeto nela esortazione postsinodale Sacramentum caritatis n. lettera di dio agli sposi
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